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el
XVII sec. le campagne bresciane erano in-festate dai banditi,
uomini senza alcuna paura datisi alla macchia per sfuggire alla
legge, che assalivano le case isolate o i malaugurati viag-giatori.
Accadeva anche che sorgessero vere e proprie |
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rivalità
tra le varie bande o che, in cambio di benefici legali, un bandito
ne tradisse un altro.
È quello che avvenne giustappunto nel 1695. In quell'anno
il bandito Giorgio Vicario, di Pisogne, tradì un bandito
di nome Giuseppe Tecchi. Il Vicario, infatti, aveva raggiunto
un accordo con la Serenissima, che a quei tempi estendeva il
suo protettorato anche sui territori bresciani: se avesse consegnato
alle autorità venete il Tecchi, queste gli avrebbero
concesso l'amnistia.
Il bandito chiese, e ottenne, quindici giorni di tempo per dare
la caccia al Tecchi. Dopo un'accanita ricerca, Vicario riuscì
a scovare Tecchi nei pressi di Bovegno e lo trucidò.
Ma volle strafare e, tagliatagli la testa, consegnò alle
autorità della Serenissima il macabro trofeo su di un
vassoio, ornato con foglie di alloro!
I veneziani, inorriditi a tale vista, anziché concedergli
l'amnistia, lo bandirono per sempre dai territori veneti, pena
la morte se vi fosse ritornato. |
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