anto tempo fa viveva sui monti del Bresciano un pastorello molto povero, il cui unico bene era costituito da un misero gregge di pecore magre magre.
Il poveretto era orfano e non aveva neppure il sostegno e il calore di una famiglia; talvolta,
mentre sdraiato sull'erba accarezzava un agnellino, parlava e cantava alle sue bestie, quasi fossero persone.
Poco lontano da quei pascoli, abitava un vecchio mago, che aveva tra le sue doti quella di comprendere il linguaggio degli animali.
Una sera, mentre riposava accanto al ruscello, udì due corvi dire: "Questa notte sarà la notte di mezza estate e le rupi del prato scenderanno al torrente per bere, come sono solite fare ogni cento anni!".
"È vero! - rispose l'altro corvo. - Questa notte potranno dissetarsi al torrente finché non cadrà una stella dal cielo."
"Se il pastorello lo sapesse, potrebbe prendere il tesoro nascosto delle rupi! Così non sarebbe più povero!"
"Già! Andiamo a dirglielo!" e tutti e due volarono via verso i pascoli.
Il vecchio rimase un attimo a pensare, poi disse tra sé: "Forse il pastorello non capirà il linguaggio delle bestie! Andrò io a raccontargli del tesoro e, se mi aiuterà, gliene darò una piccola parte!".
Si recò quindi dal ragazzo e gli riferì il discorso udito dai corvi, chiedendo il suo aiuto per l'impresa. Ma il ragazzo rispose: "Non mi sembra una buona azione questa! Il tesoro appartiene alle rupi... ".
"Tu farai come ti dico! - esclamò irato il vecchio. - Altrimenti guai a te!" e se ne andò.
Rimasto solo, il pastorello ripensò alle parole del mago e si convinse ancora di più che non era un'azione onesta rubare agli altri!
In quel mentre udì un risolino soffocato e improvvisamente, da dietro un macigno, sbucò un nanerottolo, che avanzò verso di lui dicendo: "Hai ragione a pensare questo, ragazzo! Tu vuoi bene alle rupi, ma anch'esse vogliono bene a te e ti daranno volentieri un po' del loro oro... Ascolta: scendi al torrente e raccogli un ramo di caprifoglio... è la scala delle fate! Poi mettilo vicino a questa rupe: tu dovrai prendere il tesoro che sta qui sotto... il caprifoglio ti aiuterà!".
Il pastorello obbedì, poi aspettò che scendesse la notte. All'ora stabilita, si recò sul posto dove aveva lasciato il rametto: il vecchio era già lì e lo stava aspettando.
"Io mi fermo accanto a questa rupe - disse il ragazzo, - perché è la più piccola e posso riuscirci facilmente."
Il vecchio brontolò un po', ma poi si diresse verso una rupe poco lontana. In quel momento si udì un rumore assordante, la terra si spaccò e le rupi si precipitarono verso il torrente. "Presto! - gli gridò il mago. - Afferra tutto ciò che puoi!"
Il pastorello si sporse sulla voragine creatasi e vide un bagliore di oro, argento e gemme simile alla luce delle stelle. Si mise a prendere l'oro e le pietre, riempiendosi le tasche, mentre il mago, avido, colmava interi sacchi che si era portato appresso.
A un tratto un lampo squarciò il cielo e una stella lucente cadde nella notte. Subito si udì un altro rombo fragoroso e le rupi si affrettarono a risalire. Nello stesso istante il fondo della buca precipitò, trascinando con sè il tesoro e il pastorello.
"Sono perduto! - pensò il ragazzo. - Adesso morirò!"
Ma improvvisamente egli sentì la voce del nanerottolo che, dall'alto della voragine, gli urlava: "Afferrati al caprifoglio!". E gli lanciò il ramo.
Il pastorello lo afferrò e in un attimo si ritrovò fuori, sano e salvo. Le rupi erano tornate ai loro posti e nella valle era tornato il silenzio.
"Hai ascoltato i miei consigli, hai fatto bene. Quello che hai preso ti appartiene e anche i sacchi del vecchio sono tuoi" gli disse il nano, poi scomparve.
Guardandosi attorno, il giovane vide che del vecchio mago non vi era più alcuna traccia: era stato sepolto da un macigno, vittima della propria avidità.
Da quel giorno il pastorello divenne ricco, ma non per questo si dimenticò delle sue amiche rupi e spesso si recò ancora in quei luoghi a lui tanto cari.
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