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Brescia rimase sotto la Repubblica Veneta dal 1426 al 1797,
perdendo così nuovamente la propria autonomia, ma la fierezza
e il coraggio della sua gente rimasero quelli di sempre, ardendo
come brace sotto la cenere.
Venezia non governò dispoticamente e per questo il suo controllo
non ingenerò risentimento tanto nel popolo quanto nella nobiltà.
L'amministrazione cittadina rimase ai Bresciani e così pure
le magistrature municipali; del comando supremo vennero invece incaricati
due esponenti della Repubblica: il podestà e il capitano.
Il primo fu capo della vita politica e giudiziaria mentre il secondo
fu capo delle forze militari e responsabile dell'ordine pubblico.
Nel 1437 ripresero le ostilità tra Venezia e Milano e Brescia
si ritrovò coinvolta nel conflitto. L'esercito della Repubblica,
incalzato da quello visconteo (agli ordini del Piccinino),
trovò una via di fuga in Valle Sabbia e lasciò la
nostra città completamente sguarnita di fronte al nemico.
Nel 1438 incominciò l'assedio e la cittadinanza intera si
mobilitò per difendere i confini cittadini. Uomini e donne
bresciani opposero strenua resistenza e riuscirono così a
respingere gli assalti degli uomini di Piccinino. Vinto dal loro
coraggio quest'ultimo decise di affamare la città bloccandole
ogni via d'accesso. Brescia si trovò in ginocchio e Pietro
Avogadro venne inviato a Venezia per chiedere aiuti. Il 14 giugno
del 1440 Francesco Sforza, a capo delle milizie della Repubblica,
riuscì a sconfiggere - presso Soncino - il nemico. Venezia
diede l'appellativo di Brixia Fidelis alla città.
Dopo la pace di Lodi (1454) Brescia conobbe un periodo di
serenità e di espansione economica, che perdurò per
tutta la seconda metà del XV secolo. Il mondo dell'arte e
dell'architettura ebbero a beneficiare di questa situazione, fu
infatti in questo periodo che vennero eseguite diverse opere importanti:
la Loggia, la Torre dell'Orologio, il Monte Vecchio
di Pietà, la chiesa dei Miracoli, l'ospedale e
molti altri palazzi, chiese e conventi. Vissero in questo periodo
Vincenzo Foppa (1427 - 1515), il più illustre esponente
della pittura lombarda, e Antonio Zurlengo, famoso architetto.
Tra il 1478 e il 1479 Brescia fu colpita dalla peste, si calcola
che i morti furono all'incirca trentamila.
L'esercito veneto (a cui erano aggregati 7.000 bresciani) venne
sconfitto da quello della lega dei Cambrai - ideata da Papa
Giulio II e di cui faceva parte Luigi XII - nella battaglia
della Ghiara d'Adda (1509). Brescia si spaccò in due:
chi per Venezia, chi per i francesi. Alla fine prevalsero questi
ultimi e a Luigi XII vennero consegnate le chiavi della città.
Il popolo, come pure la borghesia e parte dei nobili, non gradì
l'arroganza dei francesi e così il malcontento iniziò
a dilagare. Nel 1512 Luigi Avogadro organizzò una
ribellione per reintegrare Brescia a Venezia. La rivolta venne sedata
e molti Bresciani vennero barbaramente uccisi dai soldati Francesi
capeggiati da Gastone di Foix (sacco di Brescia).
Intanto nel 1510 Papa Giulio II sciolse la lega dei Cambrai e nel
1511 costituì una nuova alleanza con Venezia e Spagna (Lega
Santa) contro l'alleato di un tempo: il re di Francia.
Brescia era sotto il controllo dei Francesi (1512) quando l'esercito
veneto cercò di assediarla, ma gli oppressori trovarono un
accordo con gli spagnoli i quali si impossessarono della città.
Venezia, cosiderando Brescia molto importante, si alleò con
i Francesi nella speranza di riconquistare la città. Nel
1515 iniziò l'assedio e il conseguente bombardamento franco
- veneto, gli spagnoli resistendo tenacemente. Fu solo l'anno seguente
(26 maggio) che vide gli Spagnoli finalmente arresi e Brescia nuovamente
veneta, giorno di grandissimo gaudio per tutta la cittadinanza.
Venezia decise di dotare Brescia di maggiori difese, più
efficaci e al passo coi tempi. Venne deciso di ricostruire le mura
difensive che vennero strategicamente estese e potenziate, si operò
al contempo una spianata di tutti gli edifici vicini alle mura per
agevolare il controllo del territorio e si eseguì la separazione
del colle Cidneo dai Ronchi, ma negli anni susseguenti Brescia non
venne più impegnata in guerre che la videro protagonista.
La Brescia artistica nel frattempo era cresciuta e molti furono
i pittori ad essere considerati maestri del Cinquecento bresciano:
il Foppa - peraltro già citato - il Savoldo, il Giorgione,
il Romanino, il Moretto. La città diede i natali
anche a poeti, storici, scienziati, architetti e artisti di ogni
genere tutti di una certa fama come per esempio il Tartaglia
importante matematico, Veronica Gambara sensibilissima poetessa
o Gasparo da Salò considerato l'inventore del violino.
L'industria armiera della Val Trompia raggiunse livelli di perfezionamento
altssimi: vennero inventate nuove tecniche produttive e nuove leghe
che resero le armi valtrumpline le più leggere e resitenti.
L'armiere più famoso del tempo fu Lazzarino Cominazzi
le cui canne, di impareggiabile leggerezza, presero il nome di lazzarine
in suo onore. Venezia considerò il "know how"
dell'industria armiera bresciana una risorsa preziosissima e coloro
che ne furono i depositari vennero conseguentemente tenuti sotto
protezione e controllo logistico.
Terrificanti furono la carestia del 1629 e la pestilenza del 1630
che causò non meno di undicimila morti. Brescia è
ora una città allo sbando, la criminalità dilaga senza
ritegno. Venezia è tutta presa dalla guerra con i Turchi
e non ha tempo per occuparsi di altre crisi.
Col XVIII secolo la Repubblica di Venezia entra in profonda crisi,
non ha più un ruolo determinante a livello di politica internazionale
e questa situazione si rifletterà sulla fedele Brescia che
nel marzo del 1797 si affrancherà dalla sudditanza veneta
per divenire essa stessa repubblica indipendente. Dopo pochi mesi
però in base al trattato di Campoformio - intercorso
tra Francia ed Austria - Brescia verrà inglobata dalla Repubblica
Cisalpina mentre Venezia conoscerà il giogo austriaco.
Nel 1799 riprese la guerra tra Francia e Austria. La Francia venne
battuta e la Lombardia - Brescia compresa - passò all'Austria.
Nel giugno del 1800 però le armate di Napoleone si reimpossessarono
di Brescia, ma una volta dissolto l'impero la citta si ritrovò
nuovamente soggiogata dagli Austriaci (1814).
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