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Istituito
nel 1978 dal vescovo di Brescia monsignor Luigi Morstabilini,
il Museo Diocesano è collocato all'interno del chiostro
maggiore del complesso conventuale di San Giuseppe, un tempo
sede dei Francescani Minori Osservanti. L'ampio convento, sorto
all'inizio del Cinquecento, giungeva a compimento solo sul finire
del secolo con la costruzione del chiostro maggiore nel quale
trovava posto anche il monumentale refettorio. Tornato alla
Diocesi di Brescia dopo le soppressioni ottocentesche, il chiostro
è diventato sede del Museo Diocesano.
Le collezioni permanenti, poste al primo piano, sono divise
in quattro sezioni dedicate alla |
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pittura e alla scultura, ai codici miniati, all'oreficeria sacra
e al tessuto liturgico. Al piano terreno il refettorio monumentale
è utilizzato per congressi, conferenze e diverse esposizioni
permanenti.
Nella sezione dedicata alla pittura e alla scultura sono esposte
opere di artisti di area bresciana e veneta. Capolavoro del Trecento
veneto è la Madonna col Bambino di Paolo Veneziano, mentre
alla metà del secolo successivo risale il Polittico di Sant'Orsola
di Antonio Vivarini. Il Cinquecento locale è ben rappresentato
da opere dei maggiori pittori bresciani: Alessandro Bonvicino detto
il Moretto, Girolamo Romanino e Pietro Maria Bagnatore. Di Jacopo
Tintoretto è il bozzetto della Trasfigurazione per la chiesa
di Sant'Afra a Brescia; alla bottega di Tiziano è dato un
Volto di Cristo dipinto su pietra. Il Seicento e il Settecento locale
trovano nelle opere di
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Giuseppe Tortelli, Gian
Antonio Capello, Pietro Avogadro e Francesco Savanni i loro maggiori
esponenti; la linea veneta è invece presente con Andrea Celesti
(Madonna col Bambino e i santi Anna, Giacomo Maggiore e Benedetto),
Francesco Capella detto il Daggiù (Rebecca al pozzo), Gian
Battista Pittoni (Madonna col Bambino e i santi Leonardo e Francesco
da Paola) e Giambattista Tiepolo (Battesimo di Costantino).
La sezione dedicata all'oreficeria sacra annovera manufatti a partire
dalla seconda metà del XV secolo. Tra le opere di maggior rilievo
si annoverano il Reliquiario Gambara, opera di argentiere romano della
metà del XVI secolo, in ebano e argento, e il Calice di Pontevico,
in oro, argento e pietre preziose, realizzato dall'orefice milanese
Carlo Grossi.
Nella sezione dedicata ai codici miniati è possibile ammirare
una raccolta di volumi manoscritti, realizzati a partire dal XII secolo;
di particolare importanza il piccolo libro della |
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Regola della Confraternita
dei santi Faustino e Giovita di Collio, le cui prime due carte sono
completamente miniate dal bresciano Floriano Ferramola.
La sezione dedicata al tessuto liturgico è una delle più
ricche e ampie d'Italia. Vi sono conservati esempi di manifatture
veneziane, italiane e francesi a partire dal XV secolo.
A causa della chiusura per restauri della Pinacoteca Civica Tosio
Martinengo sono stati depositati presso il Museo Diocesano alcuni
dipinti di grandi dimensioni, destinati per lo più a ornare
le chiese della città. Sono opera dei maggiori pittori attivi
a Brescia all'inizio del Cinquecento: Vincenzo Foppa, Floriano Ferramola,
Alessandro Bonvicino detto il Moretto e Girolamo Romanino. a questi
si possono aggiungere anche i nomi di Polidoro da Lanciano e Giovanni
Busi detto il Cariani, presenti con due dipinti, che rappresentano
la ricezione della pittura veneta nell'alveo più ampio della
cultura lombarda di primo Cinquecento. |
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Orari:
da martedì alla domenica
dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18
- chiuso il mercoledì -
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