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Breno, oggi come nel passato, deve la sua importanza
al fatto di essere centro di servizi comprensoriali
della Vallecamonica: e ciò per posizione geografica,
oltre che per tradizione. Alle spalle del presente,
una lunga storia che si spinge fin nel calcolitico,
come hanno messo in luce recenti scoperte archeologiche
effettuate sulla collina del castello. Anche l'etimologia
ci riporta ad origini assai lontane, sia che si assuma
come radice il celtico brig (monte) oppure il cognome
ugualmente celtico di Brennos, o la voce briù
o braè (ponti o intrecciatura
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di pali a scopo difensivo) come nella Gallia.
Cosa vedere:
Il Castello di Breno non
è solo un luogo suggestivo, ma un monumento ricco di
storia. Ciò che il visitatore vede non è in
realtà un castello ma un complicato tessuto di costruzioni
fatte in secoli diversi per scopi diversi. Nacque come un
insieme di palazzi e torri, al tempo di Federico il Barbarossa
(1100-1200), e fu poi trasformato in roccaforte militare dalla
repubblica di Venezia, signora della Vallecamonica nei secoli
XV e XVI. Ricopre in parte i resti lasciati da gesti della
remota preistoria, che avevano fatto della collina una località
privilegiata di insediamento, caccia o frequentazione rituali,
a iniziare nientemeno che da 10 o 11.000 anni fa.
La Parrocchiale di SS. Salvatore
è di struttura seicentesca e, rimaneggiata, è
stata ampliata nel XIX secolo. Possiede un maestoso portale
(1675) a colonne in occhiolino scuro e un imponente campanile
costruito con blocchi di granito a vista. Le decorazioni nella
cella campanaria sono barocche. L'interno è stato affrescato
a tre riprese dal Guadagnini (1852, 1870 e 1873).
La Chiesa di S. Antonio
è tra i pochissimi esempi di architettura neogotica
in Vallecamonica e risale alla fine del secolo XIV. Magnifico
è il portale in arenaria rossa e l'interno è
ad aula unica e volte a crociera. Deve la sua fama agli affreschi
della volta del presbiterio: Evangelisti, Dottori
della Chiesa e Simboli evangelici, attribuiti al
Civerchio per la loro specifica qualità pittorica
affidata alla monumentalità delle figure, alle pieghe
dei panni "che sembrano foglie d'argento fuse",
e alla "durezza dei tratti dei visi tondeggianti e imbambolati".
L'altro richiamo è costituito dagli affreschi delle
pareti (sempre del presbiterio), concordemente assegnati a
Gerolamo Romanino.
Le 4 Torri Medioevali risalgono
probabilmente ai secoli XII - XV e all'origine furono l'espressione
delle principali famiglie "guelfe".
La Villa Gheza fu disegnata
dal proprietario, avv. Maffeo Gheza, con la passione per lo
stile arabo ed il libro sacro dell'Islam, il Corano, al punto
di farne tracciare i versetti sulle mura esterne perimetrali.
E ancora:
La Chiesa cinquecentescha
di S. Maurizio; la Chiesa
di S. Valentino con affreschi del Maestro di
Nave; la Chiesa di Santa Maria
al Ponte e, addossata ad essa, il tempietto
di Minerva; la Chiesetta seicentesca di S.
Carlo.
La Torre di Via Mazzini;
il Palazzo di Via Garibaldi;
il Palazzo Comunale già Villa
Ronchi in cui all'interno vi sono soffitti lavorati
ed un pregevole "Mosè salvato dalle acque"
del Celesti.
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