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Una volta crollato l'Impero Romano d'Occidente (476), Brescia
subì la dominazione barbarica da parte degli Eruli
(guidati da re Odoacre) e, in seguito, dagli Ostrogoti
di Teodorico che, battuto Odoacre nel conflitto per
il Regno d'Italia, gli successe nel controllo. Successivamente Brescia
dovrà conoscere anche il giogo bizantino, che durerà
fino al 568 quando la calata dei Longobardi assicurò
loro, in pochi anni, il controllo su tutte le città più
importanti dell'Italia dell'epoca.
L'origine etimologica della parola Longobardo deriva probabilmente
da: Lang Bart "lunga barba" o Lang Barte "lunga lancia"
e questo ci fa capire l'impatto che questi barbari dovette avere
sulle più colte e raffinate popolazioni del nostro territorio.
Brescia fu dai Longobardi considerata una delle città più
importanti del Regno costituito da Alboino e fu scelta come
sede di uno dei suoi 36 ducati; il centro politico-amministrativo
fu portato quindi dal Foro alla Curia Ducis, eretta tra le
attuali Piazza Vittoria e Piazza Loggia a questo scopo, e sempre
nelle vicinanze (a sud cioè di Piazza Vittoria) venne creato
il quartiere militare poi denominato "Serraglio".
Re Rotari (già duca di Brescia), nel 643 emanò
il celebre Editto che ancora oggi porta il suo nome, scritto
in latino, in esso trovarono per la prima volta posto le leggi longobarde
dette "consuetudinarie" (che cioè prima d'allora
erano tramandate solo oralmente), peraltro già ammorbidite
grazie all'influenza della cultura cristiana, oltre che fortemente
influenzate dalla lunga e generosa tradizione giuridica romana.
Questo documento rappresenta la prima raccolta organica di questo
tipo redatta dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente e le
seguenti invasioni barbariche.
L'ultimo regnante Longobardo fu Desiderio (anch'esso insignito
del titolo di duca), passò alla storia per aver costruito
due importantissimi monasteri benedettini: uno maschile a Leno e
un secondo, femminile, che trovò luogo in città col
nome di S. Salvatore (più tardi S. Giulia),
e che ospita oggi un importante museo di grande richiamo. Qui il
Manzoni ambientò la splendida tragedia in versi dell'Adelchi
(figlio di Re Desiderio) e qui come da lui narrato, davvero trovò
la morte la sorella di Desiderio Ermengarda, moglie di Carlo
Magno e da lui sacrificata alla ragion di stato.
Carlo Magno, sconfitti definitivamente i Longobardi nel 774,
si proclamerà Re dei Franchi e dei Longobardi e nell'800
sarà incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero.
I Franchi (anche detti "Carolingi") istituirono
un regime feudale tale per cui la Corona, in cambio di servizi
di carattere militare, assegnasse possedimenti terrieri ad alcuni
potenti signori. Questi ottimizzarono loro volta i controlli grazie
ai numerosi vassalli loro legati da giuramenti di fedeltà
(oltre che da interessi personali), sviluppando così una
rete capillare a maglie strette e robuste negli anni. Furono inoltre
istituiti i comitatus, circoscrizioni territoriali cittadine
governate da un conte, mentre i marchesi presero il nome dalle regioni
di confine (marche) loro assegnate. La figura del duca non venne
eliminata ma assunse prerogative diverse, pare di supervisione comitale.
Da un punto di vista dei fatti di interesse storico, vi è
poco da dire in merito al dominio Carolongio in Brescia e sono piuttosto
inconsistenti e fumose le notizie relative al periodo successivo
la caduta del loro impero (888). La Penisola venne spartita tra
il duca di Spoleto Guido e il marchese del Friuli Berengario.
Questi si diedero battaglia proprio nelle vicinanze di Brescia,
scontro che peraltro non fu risolutivo né in favore dell'uno
né dell'altro. Solo qualche anno dopo, del resto, la nazione
fu invasa dagli Ungari e a nulla valsero i tentativi di Berengario
di arrestarne la discesa.
Negli anni a seguire il potere venne conteso da varie famiglie e
potentati italiani e stranieri. Fu nel 951 che Ottone I di Sassonia,
sceso in Italia e proclamatosi Re, riuscì finalmente a stabilire
la pace. Incoronato nel 962 Imperatore del Sacro Romano Impero,
per limitare al massimo il potere dei feudatari e mirando a consolidare
ulteriormente la propria figura e autorità, delegò
al clero (classe peraltro già discretamente influente), molti
poteri, per lo più di carattere politico-amministrativo,
giudiziario e militare.
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