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compare per la prima volta in un documento del 975, Cologne
segue poi tutte le vicende storiche della rivalità
tra Venezia e Milano prima e delle occupazioni francese ed
austriaca poi.
Da sempre importante centro agricolo, anche grazie alla presenza
del canale d'irrigazione Fusia, scavato nel Trecento,
è oggi anche un dinamico agglomerato artigianale e
di piccole e medie industrie che ancora si raccoglie attorno
alla piazza dove spicca la parrocchiale settecentesca. Dedicata
ai Santi Gervasio e Protasio,
la chiesa fu progettata dall'abate Gaspare Turbini in sostituzione
di quella eretta all'inizio del XVI secolo, di cui rimane
l'antica torre campanaria già presente nel 1514 e rialzata
nel 1864. All'interno conserva opere di varie epoche tra le
quali una pala d'altare di Pietro Marone e dipinti
del Cossali.
La piccola chiesa di San Lorenzo
accoglie gli affreschi della primitiva chiesa.
Un pannello di epoca longobarda è murato nella chiesa
cimiteriale di Sant'Eusebio (la cui dedicazione
è indicativa della presenza di comunità longobarde)
esistente già nel X secolo, ma riedificata nel Seicento.
Tra le costruzioni civili da segnalare sono: il municipio,
che conserva alcuni eleganti tratti dell'originario palazzo
quattrocentesco e alcuni strappi di affreschi, la coeva casa
Maggi, singolare connubio di villa signorile e
casa di campagna e villa Gnecchi
già Passoni, una costruzione del tardo Settecento.
Una bella passeggiata ripercorre la vecchia strada pedemontana
che collega Cologne a Coccaglio,
Intensa è l'attività di associazioni e gruppi
di volontariato così come le manifestazioni e gli eventi
sia artistici sia sportivi.
L'antico convento di S.Giacomo
Con un atto del 29 giugno 1568 la comunità di Cologne
donò la cappella di San Giacomo e le case attigue che,
insieme ai resti di antiche fortificazioni esistevano sul
Monte Orfano, ai frati Cappuccini. Il convento poté
essere inaugurato già nel 1569 grazie alle offerte
della popolazione e di alcuni nobili locali come Giuliano
Lantieri de'Paratico che entrò a far parte della comunità
religiosa.
Situata in un felicissimo isolamento, la semplicissima costruzione,
contava 26 celle, non aveva rendite e viveva di elemosine;
ospitò quasi sempre, una comunità di 20- 25
religiosi fra predicatori, missionari, professori, uomini
di carità, consiglieri e studenti che la resero importante
centro di integrazione umana e spirituale. Da ricordare Gaudenzio
Bontempi (1612 -1672) che qui scrisse una voluminosa opera
dedicata a re Luigi XIV.
Nel Settecento divenne importante centro di studi teologici
e filosofici con una scuola sede di confronti e scambi culturali
in relazione con insigni studiosi dell'epoca.
Il convento di San Giacomo fu soppresso nel 1805 e l'archivio
e la biblioteca andarono dispersi. Dopo anni di abbandono,
continua oggi, pur nelle vesti di albergo- ristorante, l'antica
tradizione di ospitalità e conserva il fascino del
richiamo di una poetica solitudine alla ricerca della bellezza.
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